Terzo conto energia

By 16/08/2016 Fotovoltaico

Dal 2006 al 2010 il costo per l’acquisto di un impianto fotovoltaico e dei suoi componenti era notevolmente diminuito. Il terzo conto energia tiene in considerazione questo cambiamento di spesa iniziale e prevedere una progressiva diminuzione anche per il futuro. A seguito della diminuzione della spesa vi è quindi una diminuzione progressiva anche degli incentivi. Il terzo conto energia si pose come obiettivo nazionale l’installazione complessiva di 8000 MW di potenza di picco fotovoltaica entro il 2020.

Una delle novità del terzo conto è che l’impianto fotovoltaico può venire realizzato in diversi momenti e in diverse sezioni purché l’intestatario rimanga lo stesso soggetto. Inoltre vi è l’obbligo di collegare alla rete l’ultima sezione entro due anni dal collegamento della prima. L’applicazione degli incentivi era per gli impianti superiori a 1 kW che entrarono in esercizio dopo il 1 gennaio del 2011.

Fra le semplificazioni del terzo conto energia vi è la riduzione delle tre tipologie (integrato, parzialmente integrato e non integrato) a due soli tipi: su edificio e altri impianti.

Impianti su edifici: si intende tutti gli impianti fotovoltaici che avevano sede fisica sopra ad un edificio e non sul suolo. L’edificio poteva essere residenziale. In questa categoria però non rientravano gli impianti installati su tettoie, barriere acustiche, pensiline e strutture temporanee, … insomma qualunque cosa non fosse un tetto stabile con sotto un edificio. Gli impianti su edifici sono divisi in tre categorie: la prima categoria sono gli impianti integrati architettonicamente ed innovativi, la seconda sono impianti a concentrazione e la terza impianti con innovazioni tecnologiche.

Altri impianti: si intende tutti quegli impianti che non rientrano in nessune delle categorie precedenti, come per esempio gli impianti realizzati a terra.

I limiti di potenza rimasero anche per il terzo conto energia ed erano:

  • 3000 MW per gli impianti fotovoltaici che erano installati su un edificio e per la categoria altri impianti;
  • 300 MW per gli impianti che erano integrati architettonicamente con caratteristiche innovative: ovvero per tutti quegli impianti i cui moduli andavano a sostituire elementi architettonici;
  • 200 MW per quegli impianti che erano a concentrazione: gli impianti di questo tipo concentrano la radiazione solare utilizzando sistemi ottici come lenti o parabole ed amplificano il rendimento;
  • Infine quelli con tecnologia innovativa avrebbero dovuto ricevere una definizione con un decreto che però non fu fatto in tempo.
  • Per quel che riguarda le tariffe, il terzo conto energia prevedeva alcuni premi:
  • Riceveva più incentivi chi effettuava sull’edificio miglioramenti che portavano ad una riduzione di almeno il 10% degli indici di prestazione energetica, ovvero chi per riscaldare o raffrescare l’edificio utilizzava il 10% dell’energia in meno rispetto al periodo precedente al miglioramento edilizio;
  • Riceveva il 5% in più che migliorava edifici ubicati in zone industriali e commerciali o in zone malsane come aree di pertinenza di discariche o siti contaminati;
  • Riceveva il 5% in più chi migliorava edifici di territori comunali con una popolazione che non superava i 5000 abitanti, se il comune stesso era il soggetto responsabile;
  • Riceveva un incremento del 10% chi per installare l’impianto fotovoltaico rimuoveva l’amianto.

Come per il secondo conto anche per il terzo la tariffa era applicata su tutta l’energia prodotta, ma a differenza del secondo, il terzo conto energia prevedeva una decurtazione del 2% annua della tariffa.

La vendita dell’energia in eccesso e lo scambio sul posto erano benefici aggiuntivi per la tariffa: gli impianti con potenza inferiore a 200 kW infatti beneficiano dello scambio sul posto anche dopo i 20 anni e dopo lo scadere degli incentivi. Ciò significa che dopo 20 anni il GSE continua comunque a compensare economicamente il proprietario dell’impianto che utilizza lo scambio sul posto rimborsandogli parte della bolletta.

Nel caso in cui l’utente immettesse nella reta più energia di quella che prelevava dalla rete, poteva scegliere se compensare il divario negli anni successivi o se vendere l’energia in eccesso al valore di mercato.

 

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